Quando qualcuno mi chiede se scrivere è complicato, rispondo immediatamente di no. Scrivere è facile, ben più difficile, invece, è che qualcuno legga ciò che scrivi. Negli ultimi anni il web è tutto un fiorire di case editrici online che, dietro il pagamento di un "trascurabile" corrispettivo in denaro, promettono di trasformarti in un "Ken Follet" all'amatriciana. Alcune, più geniali di altre, garantiscono che non dovrai versare nessun contributo per la pubblicazione; solo dopo, in piccolo, trovi scritto che hai l'obbligo di acquistare (a prezzo pieno) qualche centinaio di copie della tua "opera", il che garantisce loro un guadagno su ogni babbione con sogni di gloria. A quel punto, caduto nella rete tesa dalle sirene della fama, lo "scrittore" si trova in casa una valigia piena di libri che nessuno leggerà mai, e comincerà a terrorizzare amici e parenti tentando di spacciare le proprie opere in ogni occasione. Perchè accade tutto questo? Non certo perchè solo grandi scrittori come Totti o Eros Ramazzotti siano stati baciati dallo spirito della conoscenza, ma perchè un libro, per vendere, deve essere pubblicizzato in tv. Ai tempi d'oro del "Maurizio Costanzo Show", quando il "baffo" nazionale mostrava la copertina di un libro per pochi secondi, quest'ultimo vendeva 10.000 copie in una settimana, a prescindere dal contenuto. Chi non ha sufficienti conoscenze per un passaggio tv gratuito, un'ospitata , come si dice in gergo, dovrebbe pagarsi uno spot, ma parliamo di circa 40.000 euro per pochi secondi. Non occorre essere grandi economisti, a questo punto, per capire che l'affare non è molto vantaggioso. L'alternativa è scrivere per hobby, rinunciare in partenza all'idea di guadagni che non arriveranno mai e cercare la soddisfazione di vedere magari apprezzato il proprio lavoro grazie a un'onesta casa editrice, come è capitato a me con l'associazione Akkuaria. E questo è il mio modesto consiglio personale.